Seguici su
Cerca

La storia del Palazzo dei Priori e della sua Torre "audace" e "virile"

Pubblicato il 31 luglio 2024 • Cultura

La città di Todi, strutturata urbanisticamente all’interno delle sue mura e delle sue porte tra palazzi, conventi, monasteri, chiese e oratori, ha il suo fulcro iconico monumentale nella Piazza: un organismo architettonico espressione formale di un equilibrio istituzionale tra i palazzi pubblici e la chiesa cattedrale. Ed è proprio sulla platea magna che il centrale Palazzo dei Priori con la sua torre, intorno a cui prende vita tutta la complessità rappresentativa degli edifici, svolge la sua funzione di centro stabilizzatore di una vivace quanto seducente spazialità dove si coniugano l’utilitas pubblica e la politica del decus urbano.

Una storia architettonica che rispecchia ovviamente anche i cambiamenti politico-istituzionali di un Comune governato nel XIV secolo dalle fresche energie “popolari”, la cui magistratura di riferimento era proprio quella priorale.
La piazza, ormai diventata luogo pubblico della societas comunale, andava difesa e bonificata, per questo le case di antiche quanto ancora pericolose famiglie magnatizie della città, Atti, Sardoli, Leoni e Oddi, furono acquistate tra il 1334 ed 1347 per costruire l’edificio che doveva diventare la sede dei Priori del Comune.
Un palazzo ultimato, o perlomeno già utilizzabile, nel 1340 visto che il 20 giugno di quell’anno i Priori si riuniscono per la prima volta in sala Palatii Novi habitationiseorum e l’anno successivo la sovrana aquila in bronzo,opera di Giovanni di Giliacco, si andò a posare sulla facciata.

Del salone priorale scandito da grandi archi a sesto acuto sono ancora visibili i resti di una ricca decorazione pittorica con un san Cristoforo, una Maestà e l’imponente stemma di Ungaro degli Atti di Sassoferrato, capitano di guerra a Todi nel 1355, rappresentato da una testa di ariete bianca in campo nero.
Ai lati del magnetico ariete due scudi più piccoli: uno con lo stemma della città, l’aquila, e l’altro recante l’insegna del prestigioso Ordine cavalleresco del Nodo, istituito nel 1352 da Luigi I Re di Napoli, a cui Ungaro apparteneva.
Ungaro è stata una figura di assoluto rilevo per le sue doti sia nel campo militare che nel diritto, arrivando a ricoprire importanti incarichi come quello di Capitano del Popolo a Firenze nel 1346 e Senatore di Roma e Capitano Generale della Chiesa nel 1359.

La Torre, definita da Marco Grondona “irregolarmente quadrilatera e di audaci dimensioni”, lega indissolubilmente la sua storia a quella del palazzo pubblico di cui costituisce la virile erezione architettonica in uno speculare corteggiamento con la frontale Cattedrale.
Lo storico tuderte Getulio Ceci, sulla base di una accurata indagine documentaria condotta negli archivi cittadini, scrive: “Non si può precisare quando fu fabbricata la Torre in angolo alla piazza maggiore e a quella Garibaldi”.
Ceci ne ipotizza l’edificazione a partire dal 1369 in occasione dell’arrivo del Governatore Pontificio, ma nulla esclude la possibilità che la struttura sia stata voluta o perlomeno iniziata dai Priori del Comune dopo il 1347. L’erudito Pirro Stefanucci nel XVI secolo la chiama la “Torre del Popolo” definendola “una fortezza della città”, evidenziando nuovamente l’uso militare del possente presidio nel cuore del centro urbano.

Nel 1368 Todi entra sotto il pieno controllo del Governo Pontificio con il governatore francese Guglielmo di Grisac, per conto del cardinale Legato Anglico di Grimoard fratello del Papa Urbano V, che fece del palazzo la propria sede costringendo i Priori a trasferirsi in quello che oggi è chiamato il Palazzo del Popolo.
La Torre e la sua camera sottostante divennero il luogo più sicuro e protetto dell’edificio, facilmente difendibile, in cui potersi isolare da eventuali attacchi esterni. Tale utilizzo nel corso del tempo trova conferma con la presenza di Biordo Michelotti nel 1396; Ludovico Migliorati di Sulmona, nipote del papa e Governatore di Todi, nel 1405 abitava nel palazzo in camera turris e la stessa cosa fece nel 1422 il condottiero perugino Braccio Fortebracci da Montone.

Ora settecento anni di storia tornano a rivivere grazie al magistrale restauro realizzato sulla Torre in cui il visitatore resta sospeso tra cielo e terra in un gioco di specchi e di rimandi tra passato e presente, in uno stordimento ascensionale in cui l’austera ed elegante orditura muraria si fonde con la rasserenante e miracolosa bellezza del paesaggio circostante.

Filippo Orsini, direttore archivio storico comunale